Ristorazione e solidarietà: dalla competizione alla collaborazione

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Una recente ricerca KPMG conferma come un numero sempre crescente di consumatori, oggi, scelga i brand basandosi sui valori espressi e sulle posizioni adottate rispetto ai principali temi sociali.

È in atto già da mesi una profonda riflessione in questo senso per comprendere in che modo interpretare (e comunicare) il presente e il futuro, compiendo scelte davvero significative per il pubblico e sovrascrivendo la narrazione mediatica di un eco-sistema (quello della ristorazione) che sembra essere ormai collegato solo a comportamenti irresponsabili e a manifestazioni di piazza per chiedere supporto.

Che si tratti di semplici trovate di marketing o di genuini contributi alla causa, stiamo assistendo ad un proliferare di iniziative a dir poco inattese che gettano una luce nuova sulla capacità trasformativa – anche culturale – di questo settore.

Di pochi giorni fa la campagna di Burger King che, utilizzando una semplice e ironica comunicazione, invita i consumatori a fare ordini anche dai principali competitor, Mc Donald’s in testa, offrendo, così, un inequivocabile segnale del proprio pensiero relativamente a cosa sia “giusto” fare in questo momento.

E non dobbiamo andare oltre oceano per trovare esempi virtuosi, basta volgere lo sguardo verso Grosseto dove la proprietaria di un noto hotel 4 stelle ha deciso di mettere le sue cucine a disposizione dei ristoratori del territorio che non possono più accogliere i clienti nei loro locali dopo le 18 (se non per il delivery).

Simona Tozzi rinuncerà all’incasso di due sere a settimana (pagando anche tutte le spese) per favorire suoi potenziali concorrenti in una gara di solidarietà che ha rapidamente coinvolto anche altri componenti della filiera (panificatori e fruttivendoli) persuasi dal desiderio di dimostrare nei fatti che “con distanziamento, tracciamento e prenotazioni la cena può essere servita senza rischi”.

Così come troviamo impegnati nella creazione di nuovi modi per “fare sistema” gli ideatori di UBRI – Unione Brand Ristorazione Italiana – che, attraverso sinergie, accordi quadro con i fornitori, condivisione di informazioni e opportunità, intendono creare un network stabile di professionisti disposti a superare il concetto di competizione per approdare a quello della collaborazione, con l’augurio che non si tratti di una moda passeggera per fronteggiare la crisi, ma di un vero e proprio nuovo modo di lavorare e affrontare insieme sfide sempre più grandi.

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