Il ruolo del consulente finanziario visto da Tiziana Marongiu

Entriamo ogni giorno in contatto col concetto di food: ci vengono subito in mente appassionati di cibo – i foodies – blogger e siti dedicati, chef che ormai sono delle celebrità, locali e ricette da provare, mentre il termine foodservice è un po’ meno familiare per i non addetti ai lavori.

Si tratta di quella filiera economico-produttiva che riguarda la ristorazione non solo in senso alimentare, ma come contesto più ampio: dalle attrezzature alle normative, dai macchinari al marketing, dalla brand identity al servizio, dalle strategie di delivery ai processi di internazionalizzazione.

Il progetto “women in foodservice” intende raccontare la professione, i percorsi, i pensieri delle imprenditrici, le manager, le PR e le esperte in comunicazione che contribuiscono in modo determinante al successo di questo mercato in continua evoluzione.

Chi è Tiziana Marongiu, qual è stato il suo percorso e di cosa si occupa esattamente?

Da oltre 18 anni mi occupo di aziende seguendone i processi di crescita attraverso l’identificazione, la strutturazione e l’integrazione di operazioni straordinarie ed attraverso l’efficientamento della struttura finanziaria. In particolare, oggi il mio lavoro consiste nella definizione della struttura del debito di aziende e fondi di private equity attraverso strumenti finanziari erogati da controparti bancarie tradizionali, sovranazionali, di debito privato ed agevolato.

Quali sono le principali competenze – relazionali e tecniche – che una professionista dovrebbe acquisire per ricoprire il suo ruolo?

Sono necessarie certamente delle competenze tecniche (analisi di bilancio, redazione e monitoraggio di piani economico finanziari, metodologie di valutazione, strutturazione di operazioni finanziarie), ed al contempo sono fondamentali le capacità gestionali-organizzative (soprattutto in relazione al rispetto delle tempistiche ed al coordinamento delle diverse parti coinvolte) e le capacità relazionali sia con le controparti finanziarie che con il management e la proprietà delle aziende.

Il fatto di essere donna ha inciso sul suo percorso di carriera? Se sì, in che modo?

Il settore consulenziale in ambito finanziario in Italia è prevalentemente maschile. Sono ancora molto poche le donne che ricoprono posizioni elevate, ciò anche a causa della scarsa compatibilità con la vita familiare. La ritengo un’occasione mancata. A parità di competenze tecniche, il contributo in termini di valore che può dare un team di persone di genere differente è senz’altro di gran lunga maggiore. La mia esperienza professionale ne è un esempio.

Che cos’è per lei il “successo”?

La risposta è banale: il successo è potermi realizzare. Significa non smettere mai di aver voglia di imparare e di misurarmi con nuove sfide personali e professionali. Significa investire e credere nelle relazioni con le persone. Significa non perdere di vista i valori con i quali sono cresciuta.

Qual è l’aspetto più interessante della sua attività?

L’aspetto più interessante è poter incontrare imprenditori e manager che hanno permesso la realizzazione di un’idea, apportando un concreto beneficio in termini di innovazione e di occupazione.

Come valuta il livello di preparazione degli imprenditori e dei professionisti nel segmento di mercato del food&beverage e del foodservice?

La complessità ed i radicali cambiamenti di uno dei segmenti a più alto tasso di concorrenzialità richiedono lo sviluppo di nuove competenze e la trasformazione di modelli oramai superati. Gli investimenti in formazione e lo sviluppo di know-how, anche grazie alla presenza di fondi di investimento nel capitale, rappresentano una costante e saranno la chiave per poter accrescere le proprie posizioni competitive. Ritengo che imprenditori e professionisti del segmento food&beverage siano in grado di gestire questa fase di transizione.

Se avesse la bacchetta magica cosa cambierebbe del tessuto imprenditoriale italiano?

Quante cose posso cambiare? Comincio con indicare le prime due. La prima sicuramente è rappresentata dalle difficoltà per le PMI di accedere al credito, nonostante le importanti iniezioni di liquidità operate dalla Banca Centrale Europea. La seconda è la ridotta capacità di fare sistema, che invece consentirebbe di superare l’handicap dovuto alle ridotte dimensioni medie aziendali.

Quali sono i suoi prossimi obiettivi?

Guardo con molto interesse la crescita dell’industria del Fintech in un contesto bancocentrico come quello italiano. Gli spazi lasciati “scoperti” dal sistema bancario tradizionale sono interessanti: lo confermano l’interesse degli investitori da un lato ed i piani di investimenti in tecnologie e servizi Fintech da parte delle banche di maggiori dimensioni.

 

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