Per fare impresa ci vuole naso: intervista a Monica Forcella di Mogi Caffè

Entriamo ogni giorno in contatto col concetto di food: ci vengono subito in mente appassionati di cibo – i foodies – blogger e siti dedicati, chef che ormai sono delle celebrità, locali e ricette da provare, mentre il termine foodservice è un po’ meno familiare per i non addetti ai lavori.

Si tratta di tutta quella filiera economico-produttiva che riguarda la ristorazione non solo in senso alimentare, ma come contesto più ampio: dalle attrezzature all’HACCP, dai macchinari al marketing, dall’identità del punto vendita al servizio, passando per il temutissimo “food cost”.

Il progetto “women in foodservice” intende raccontare la professione, i percorsi, i pensieri delle imprenditrici, le manager, le PR e le esperte in comunicazione che contribuiscono in modo determinante al successo di questo mercato in continua evoluzione.

È difficile calcolare il numero degli amanti del caffè nel mondo. Da quello ristrettissimo in tazzina bollente a quello super allungato con latte o liquori, questa preziosa bevanda scandisce i tempi delle nostre giornate e dei nostri incontri (ci vediamo per un caffè?)

Abbiamo, quindi, intervistato con grande curiosità Monica Forcella, fondatrice e Amministratore Unico di Mogi Caffè. 

Chi è Monica e di cosa si occupa oggi esattamente?

Monica è una donna che ha sempre vissuto del profumo del caffè e che per l’abitudine si dimentica di lavorare nel settore. Quindi crea miscele come fossero profumi e progetta confezioni come fosse una designer. Fondamentalmente è una sognatrice, una creativa che vede nel caffè un mondo diverso, etico e talmente adulto e maturo da sembrare infantile (diciamolo, Monica si ispira alle favole per creare nuovi blend).

DESITA-BLOG-WOMAN-IN-FOODSERVICES-MOGIEsattamente cosa significa gestire un’azienda di caffè? 

Selezionare i chicchi da tostare, pensare le nuove miscele, scegliere il mercato, controllare che tutto avvenga nel migliore dei modi. Dal primo chicco all’ultima spedizione, che sia a Roma, in Cina o negli USA.

Quando e come hai capito di voler fare impresa?

Se avessi capito subito, appena iniziato, di voler fare “impresa” probabilmente non l’avrei mai fatta! Fortunatamente l’ho capito quando avevo già iniziato e per tornare indietro era troppo tardi, Mogi c’era. Avevo 25 anni, una laurea in agraria, dei genitori che da sempre lavoravano caffè e il mio pensiero. Ho capito che c’era un’idea, che sentivo mia e che andava coltivata, ho iniziato così. 

Come valuti il livello di preparazione degli imprenditori e dei professionisti nel tuo segmento di mercato?

Ce ne sono di bravi e di meno bravi. La differenza è che io non sono un commerciale. Non ci interessa arrivare ovunque, ci interessa arrivare ovunque purché avvenga in un certo modo. L’immagine per noi è tutto perché la nostra immagine è sostanza. Come Mogi ho una visione abbastanza diversa dal resto dei professionisti del mio segmento di mercato. 

Se avessi la bacchetta magica cosa cambieresti in questo ambiente?

Vorrei più etica e più cura della materia prima. Quello che da sempre noi di Mogi facciamo è avere cura delle persone che lavorano il Caffè perché solo così il caffè è davvero buono. Buono per noi significa, giusto, solidale, sano (tutto il nostro caffè ha un livello di aflatossine pari a zero) e bello (la nostra art designer viene dal mondo della moda).

Qual è la più grande soddisfazione lavorativa che ti ricordi?

La prima latta di Quintessenza. Non è la più grande né la più significativa ma sono una romantica e direi che è la prima e la più intensa. Come il caffè.

DESITA-BLOG-WOMAN-IN-FOODSERVICES-MOGI3Cosa ti senti di consigliare a una professionista che volesse intraprendere un percorso simile al tuo?

Di partire dalla conoscenza della materia prima. Annusare, annusare, annusare. Metterci il naso per poterci mettere la faccia. 

Hai in mente un particolare obiettivo per il futuro della tua azienda?

L’obiettivo è quello di fare arrivare Mogi in altri paesi ma soprattutto di “farlo arrivare”. Per noi il messaggio conta più del resto e, per dirla con Flaubert, il successo “non è un obiettivo ma una conseguenza” (della nostra passione per quello che facciamo). Ecco, per noi l’obiettivo è superarci ogni giorno, perché siamo una azienda fatta di persone; i risultati poi arrivano sempre.

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