Il Montenegro dell’ospitalità: intervista all’imprenditrice Martina Hauser

Entriamo ogni giorno in contatto col concetto di food: ci vengono subito in mente appassionati di cibo – i foodies – blogger e siti dedicati, chef che ormai sono delle celebrità, locali e ricette da provare, mentre il termine foodservice è un po’ meno familiare per i non addetti ai lavori.

Si tratta di quella filiera economico-produttiva che riguarda la ristorazione non solo in senso alimentare, ma come contesto più ampio: dalle attrezzature alle normative, dai macchinari al marketing, dalla brand identity al servizio, dalle strategie di delivery ai processi di internazionalizzazione.

Il progettowomen in foodserviceintende raccontare la professione, i percorsi, i pensieri delle imprenditrici, le manager, le PR e le esperte in comunicazione che contribuiscono in modo determinante al successo di questo mercato in continua evoluzione.

L’imprenditrice Martina Hauser ha soddisfatto qualche nostra curiosità.

In cosa consiste esattamente il suo lavoro?

Io sono un’imprenditrice-investitrice specializzata nei Balcani da oltre venti anni. All’inizio della mia carriera balcanica mi dedicavo al settore ambientale-energetico mentre, negli ultimi 4 anni, ho avviato una società dedicata al turismo e all’hoteliere che si chiama 7Hills.

Qual è l’aspetto più interessante di questa attività e quale il più problematico.

Il Montenegro è un paese in via di sviluppo la cui economia principale si basa sul turismo e l’hospitality marino, cittadino, lagunare, alpino. Le strutture di accoglienza non sono ancora ad un livello europeo, ma, ogni anno, c’è uno sforzo generale dell’imprenditoria, sia locale che straniera, per migliorarne la qualità. L’aspetto più interessante è che qui la maggior parte delle attività sono private, quindi, facilmente realizzabili rispetto all’Italia e all’Europa in generale. La moneta ufficiale è l’euro e la tassazione è del 9 %, quindi, è molto allettante investire in Montenegro. Inoltre, da un punto di vista logistico, è facilmente raggiungibile dalle più importanti città europee con voli di poco più di un’ora. Le problematiche, invece, riguardano la burocrazia non ancora adeguata e le risorse umane difficili da reperire, considerando i nostri standard. Il nostro lavoro è di costruzione di nuove attività ma anche di formazione del personale locale e non. Un altro aspetto problematico in Montenegro è il settore bancario che non concede finanziamenti o, comunque, ad un tasso di interesse al di fuori della media europea. Non esistono fondi da parte dello Stato per l’implementazione di piccole e medie imprese.

In che modo è cambiato il settore dell’hospitality negli ultimi anni e qual è stata la sua risposta?

Abbiamo aperto la prima struttura a Podgorica (un bed&bike moderno) e ci siamo presto resi conto della tipologia di clientela che frequenta il Montenegro: non si tratta unicamente di turisti, ma anche di consulenti dall’estero che vengono nella capitale amministrativa. C’è molta clientela dalla Turchia e dai paesi dell’Est, mentre durante l’estate, è maggiormente europea. Nella seconda struttura, che si trova in una città protetta dall’UNESCO, Perast – una villa veneta del 1500 con una ristorazione di tipologia bistrot – il cliente viene per stare al mare, ma anche per motivi culturali (visitare chiese, monasteri, palazzi e città antiche che si trovano nelle vicinanze). Si tratta di ospiti che cercano strutture non costose, accoglienti, pulite, con un buon servizio concierge e un’ottima connessione internet. Quindi, l’importante è fornire i servizi accessori piuttosto che il pernottamento. Inoltre, cercano luoghi autentici in cui potersi sentire liberi dalla vita “programmata e abitudinaria” europea e ambienti sicuri con dei bei paesaggi, aria pulita e cibo sano.  Alla fine, comunque, l’equilibrio tra prezzo e servizio è fondamentale. Il turismo in Montenegro è variegato e stagionale: le strutture ricettive devono essere flessibili e in continua evoluzione a seconda dei diversi mesi dell’anno. Infine, fino a cinque anni fa, non c’era neanche un volo low cost nei due aeroporti (Podgorica e Tivat) mentre, negli ultimi anni, abbiamo assistito a un incremento che ha cambiato completamente la tipologia di avventori.

Quali sono le caratteristiche che cerca nei suoi collaboratori?

Professionalità e correttezza a tutti i livelli.

Qual è il suo personale concetto di “accoglienza”?

Abbiamo creato delle strutture che non sono standard o catene alberghiere, pertanto, offriamo un servizio personalizzato e legato anche molto alle attività ricreative.

Lei conosce bene l’Italia e il Montenegro, quali sono i pregi e le aree di miglioramento dal punto di vista imprenditoriale?

L’Italia è un paese europeo e quindi gli standard sono più elevati, soprattutto nella ristorazione e nelle competenze. È facile reperire i materiali e acquistare quanto necessario per le attività ed avere servizi. Tuttavia, per avviare un’attività la tassazione è troppo elevata.  In Montenegro è più facile investire e creare un’attività in poco tempo, ma reperire materiali e competenze è complicato.

Cosa suggerirebbe a una professionista che volesse intraprendere un percorso simile al suo?

Sapere esattamente il tipo di investimento che intende fare ed effettuare una ricerca di mercato per vedere se esistono ancora degli spazi in quel determinato settore e rivolgersi a un professionista che possa fare uno studio reale di fattibilità e produttività.

Qualcosa che le piacerebbe aggiungere a questa chiacchierata?

L’imprenditore deve essere realistico e immedesimarsi nelle richieste del mercato sulla base delle quali “aggiustare” le proprie idee progettuali. Si tratta di un mercato continuamente in evoluzione estero e multi etnico. La nostra clientela è 90% estera e non montenegrina, ma regionale e che cerca autenticità, avventura, emozione e non convenzione. L’importante è non legarsi ai propri sogni, ma avvicinarsi alle esigenze dei clienti: gli altri tre nuovi investimenti in corso nella mia società sono il frutto dell’esperienza di questi anni e dell’interpretazione delle esigenze collettive.

 

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