I veri trend del food raccontati da chi gira il mondo

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Se quindici anni fa ci avessero detto di avere degli insetti nel piatto saremmo corsi a prendere l’insetticida. Oggi, la #novelfood ci proietta nel meraviglioso mondo della cavalletta caramellata e tira uno schiaffone a tanti “non succederà mai”.

Questo, tra l’altro, dimostra come i nuovi scenari della ristorazione – quelli dei prossimi vent’anni, per intenderci – non si possono definire partendo dall’osservazione distratta di qualche sfavillante concept alla moda, frutto della mera voglia di stupire esteticamente, bensì effettuando analisi e collegamenti più ampli sui cambiamenti profondi riscontrati a livello planetario.

Questa la tesi di fondo dell’intervento per FCSI, dal titolo “Trend internazionali per l’approccio al food business & hospitality design”, tenuto presso Host 2017. 

Secondo Cescut, nei prossimi anni, gli imprenditori del food e foodservice dovranno prestare particolare attenzione ad almeno quattro macro ordini di ragionamento per poter creare attività commerciali redditizie:

  1. Il nuovo consumatore, iperinformato, iperconnesso e autocosciente, si aspetterà servizi sempre più personalizzati. Vorrà entrare in un locale e disporre di tecnologie per valutare il proprio fabbisogno calorico o trovare chef in grado di preparare un pasto adeguato alle sue condizioni di salute (ne abbiamo già parlato qui). Da format – uguale per tutti – a modus vivendi – flessibile e taylor made. Questo archetipo di cliente andrà a caccia di esperienze per star bene, per arricchirsi, insomma: per essere felice, non solo per alimentarsi. Si passerà definitivamente da un turismo di destinazione – voglio andare a Napoli per mangiare la mozzarella – a uno di trasformazione – voglio andare a Napoli e imparare tutti i segreti della mozzarella, accedendo a luoghi e conoscenza. 
  2. Le risorse del pianeta vanno via via esaurendosi, ma il tasso di mortalità causato dalla fame è ancora elevatissimo. Questo mette le comunità internazionali nell’urgenza di creare coltivazioni geneticamente modificate in grado di attecchire anche in territori inospitali ed elaborare ulteriori soluzioni (quella degli insetti è solo una) per lo sfruttamento sostenibile di alimenti non ancora conosciuti dall’uomo. Sarà possibile studiare le esigenze nutrizionali proprie di una determinata area geografica e agire con delle specifiche produzioni. La modifica di alcune abitudini alimentari avrà un impatto molto forte sulle filiere di tutto il mondo, sulla forma stessa dei cibi e delle attrezzature per trattarli, sui sistemi di trasporto, distribuzione, stoccaggio e vendita.

  1. Gli androidi stanno già imparando ad eseguire azioni complesse grazie alla manipolazione prensile. Il loro impiego nella chirurgia è già noto, ma potrebbe non essere così difficile, tra qualche anno, incappare nel replicante-pizzaiolo in grado di preparare un ottimo prodotto riducendo i costi dell’operazione. Attualmente, in Italia, si contano circa 155 automi ogni diecimila addetti in carne ed ossa (specie nell’industria automobilistica), ma questo numero è destinato a crescere. Vivere accanto ai robot sarà la norma e spetterà a noi decidere in che modo impiegarli per trarne il massimo beneficio col minor rischio.
  2. La valorizzazione della territorialità e dei prodotti I. G. toccherà vette altissime. In apparente controtendenza con le spinte alla globalizzazione, è inevitabile che un McDonald’s a Manila proponga un’offerta diversa rispetto a quella di Milano. Stesso marchio, stesso concept, salvaguardia della tipicità. Si tratta di format “fratelli”, più che “gemelli” a conferma di come sia possibile salvaguardare unicità e tradizione senza rinunciare al futuro.
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